Il Sistema Metabolico Bruni (BMS) è il risultato di oltre 10 anni di studi in nutrizione funzionale, nutrigenetica e cronobiologia.
L'incontro e la sintesi di questi tre importanti settori della nutrizione e della biologia, si fondono in BMS, in maniera estremamente efficace e pratica.
BMS vede la luce nel 2018 grazie alla stretta collaborazione tra il Dott. Bruni, nutrizionista ed il Dott. Renzi, esperto informatico.
Tu sei UNICO, non c’è alcun dubbio.
Sei unico e sei fatto di corpo e mente.
Hai presente quando associ la tua gastrite al nervosismo e alla tensione? Hai presente quanto è influenzato il tuo umore da quel mal di testa che ti perseguita? Hai presente quanti disagi emotivi e quante malattie sono connessi? Hai presente quale strettissimo rapporto intercorra tra ciò che mangi e come ti senti? Hai presente quanto siano peculiari certe fasi ormonali e quanto queste determinino cambiamenti che non possono essere trascurati?
Questo e molto altro fa parte di un’ampia riflessione sulla tua unicità e sulla necessaria multidisciplinarità di approccio terapeutico.
Innanzi tutto ci offre una serie di riferimenti estremamente importanti:
- la tua vita e la tua storia, emotiva e clinica, non sono uguali a quelle di nessun altro;
- la tua salute è determinata da un insieme enorme di fattori, fisici e psicologici;
- la tua unicità richiede un’attenzione esclusiva e profonda che consideri le tue caratteristiche genetiche, il tuo stile di vita, le tue abitudini alimentari, il tuo stato d’animo, le tue patologie.
È impensabile che i tuoi problemi intestinali siano qualcosa con il quale semplicemente imparare a “convivere” o per il quale affidarsi continuamente a qualche rimedio-tampone. È scientificamente insostenibile l’idea di non indagarne minuziosamente le cause e di non considerarne le gravi conseguenze di infiammazione sistemica.
Questo è un esempio. Un esempio come molti altri che si potrebbero portare.
Non siamo una somma di organi ma un insieme unico. Il sintomo e il disturbo si manifestano localmente ma non è affatto detto che non coinvolgano l’intera persona. Tanto per la prevenzione che per l’approccio terapeutico, per una valutazione e un trattamento realmente efficaci, devono interagire da un lato la massima conoscenza delle specificità del singolo e dall’altro la massima sinergia di conoscenze scientifiche.
Se perseguiamo la salute ogni individuo deve essere affrontato a 360° appunto nella sua unicità e questo comporta una visione allargata che includa e metta in moto l’interazione tra tutti i bacini scientifici.
Il nutrizionista può concepire un regime alimentare corretto per tutti? No. Non può neanche, del resto, considerare tout court alimenti “buoni” o “cattivi”, se mai deve indicare quelli adeguati (o non adeguati) al singolo paziente e alla sua situazione complessiva. Il nutrizionista può trattare genericamente l’obesità? No. Può e deve confrontarsi con il paziente obeso, comprenderne le condizioni fisiche ed emotive, analizzare tutto il suo percorso (dal tempo 0 della nascita, con un test genetico, al tempo X, con l’anamnesi): non c’è una risposta all’obesità, c’è una risposta alla persona.
Si può credere che una fame nervosa o disturbi del comportamento alimentare possano sempre risolversi senza l’idoneo intervento di sostegno della psicoterapia? No, non è ragionevole.
Più di tutto, riepilogando, non è ragionevole in tempi di progresso culturale e scientifico non mettere al centro la persona da indagare in tutta la sua complessa unicità e non muoversi con un approccio multidisciplinare.
Ne ho già parlato e tornerò più volte sull’argomento. Ho messo a punto il BMS, Sistema Metabolico Bruni, sintesi di nutrizione funzionale, nutrigenetica, nutraceutica, studio del microbiota, psicologia, cronobiologia, perché ritengo possibile e doveroso, nella pratica quotidiana, riconoscere il paziente come protagonista. Unico…e intero.
Scrivi commento (0 Commenti)Ho già parlato, qui, della sindrome dell’intestino permeabile o dell’intestino “gocciolante” o leaky gut. Riepilogando è la condizione dell’intestino con una ridotta capacità di fungere da barriera a cibo, batteri, funghi, allergeni, con i quali costantemente viene a contatto.
In uno stato di disbiosi intestinale, quindi una qualità e diversificazione scarsa del nostro microbiota o flora batterica, si innescano nell’intestino processi putrefattivi e infiammatori che, se non trattati e quindi persistenti nel tempo, infiammano e alterano la struttura della membrana intestinale.
Le giunzioni serrate che, in condizioni di eubiosi, tengono strette e vicine le cellule della membrana proprio allo scopo di fare da barriera selettiva, si allargano lasciando spazio e modo alle sostanze e ai batteri presenti nell’intestino di passare nei tessuti e nel sangue.
Si rivela di grande importanza, per individuare la condizione di permeabilità, la sinergia tra test genetico (tempo 0 del paziente) e approfondita anamnesi (la fotografia del tempo X del paziente), ma abbiamo anche un elemento specifico che può darci una risposta davvero significativa: un marker, la zonulina, che ci permette di valutare con precisione se l’intestino funge da barriera o se invece molecole che non dovrebbero essere assorbite passano all’organismo con la conseguenza di disturbi importanti intestinali ed extra-intestinali.
Questo marker ci consegna un dato fondamentale, ci racconta lo stato della membrana intestinale, ma -attenzione- non ci rivela le cause, le quali quindi devono essere attentamente indagate. L’alterata permeabilità in effetti è il risultato di una serie di processi biologici e funzionali per troppo tempo trascurati. In pratica, a fronte di una zonulina alta, dobbiamo pensare a quali e quanti fattori ignorati o sottovalutati hanno prodotto quell’alterazione.
Ecco che il focus deve essere l’interconnessione delle cause.
Faccio due esempi molto diversi tra loro che possono chiarire come e perché si produce quell’alterazione.
Uno è quello dell’atleta in apparente buona salute e asintomatico il quale magari avverte un momento di peculiare stanchezza o una tendenza infiammatoria sistemica con tendiniti recidivanti e dolori muscolari eccessivi. In questo caso possiamo riscontrare una zonulina alta (misurata con prelievo del sangue o esame delle feci) ovvero un’alterata permeabilità intestinale, prodotta dal sovrallenamento, dal mancato rispetto dei tempi di recupero, da un eccesso di produzione di radicali liberi, da uno stress eccessivo (sulle membrane cellulari e non solo sui tessuti muscolari e tendinei).
L’altro caso è quello dell’obeso che fatica a perdere peso. L’obesità ha innescato problemi intestinali e sovraccarico a livello epatico e ciò pian piano ha alterato la barriera intestinale. Del resto possiamo anche trovarci di fronte a un’intolleranza al lattosio ignorata o mai affrontata e a una disbiosi fermentativa.
In tutti i casi bisogna tenere ben presenti anche i fattori emotivi perché spesso, parallelamente a una zonulina alta, possono essere alterati i livelli di serotonina. Può essere quindi necessario e estremamente utile un dialogo costante tra nutrizionista e psicoterapeuta per accertare se eventuali depressioni o disturbi umorali preesistevano o sono una conseguenza. Peraltro questo passaggio in BMS (Sistema Metabolico Bruni) è vissuto soprattutto nell’ottica del paziente protagonista, al centro della sua salute, e quindi della sua consapevolezza.
Se il nutrizionista compie un lavoro di interconnessione delle cause per trovare i percorsi nutrizionali e nutraceutici adeguati alla normalizzazione del parametro zonulina è chiaro che in questa seconda fase continuerà con un lavoro di interconnessione perché non può solo rispondere alla specificità, deve ragionare sull’insieme della storia clinica del paziente e sulla generale efficienza gastro-intestinale.
Perché è così rilevante questo argomento? Perché la funzionalità intestinale è essenziale alla salute: ad essa sono connessi l’assorbimento delle sostanze nutritive, la digestione, il sistema immunitario, il benessere complessivo della persona.
Scrivi commento (0 Commenti)Il Sistema Metabolico Bruni (BMS) è un modello nutrizionale realizzato su misura della singola persona. Un paziente che diventa protagonista: protagonista della sua alimentazione e quindi della sua salute.
Le naturali scelte di fondo sono un approccio olistico e una sintesi pratica delle conoscenze scientifiche adeguate ad affrontare le istanze specifiche e uniche della persona.
Perché? Perché viviamo in un tempo in cui la salute è pensata in termini di male e rimedio e invece ritengo assolutamente necessario opporre alla generalizzazione la personalizzazione.
In realtà, infatti, ognuno di noi è unico. I geni parlano chiaro, la nostra vita parla chiaro.
Del resto il termine olismo deriva dal greco e significa “totalità”.
Quella olistica è una visione del tutto inteso come unicum e non come somma delle parti di cui è composto.
È chiaro quindi che non è una disciplina ma un approccio filosofico e come tale si può applicare a molte discipline o ambiti, come la medicina, la psicologia, la fisica, la biologia, il marketing.
E forse il più tipico esempio di struttura olistica è proprio l'organismo biologico: un essere vivente, in quanto tale, è una complessa unità-totalità, non riducibile soltanto all’addizione delle sue singole componenti.
Quando si parla quindi di medicina olistica ci si riferisce a quella concezione secondo cui l’uomo è un’unità di corpo, mente e spirito. Conseguentemente l’approccio olistico è un intervento integrato, che sfrutta i punti di forza di diverse discipline e combina diversi trattamenti, privilegiando una visione di sintesi.
Possiamo quindi sgombrare il campo dalla confusione e dallo scetticismo che girano intorno al concetto di olismo e di medicina olistica.
Alcuni la identificano con la medicina naturale, altri con la medicina psicosomatica, altri ancora la mettono in relazione esclusiva con la medicina omeopatica o con le medicine tradizionali cinese, tibetana o ayurvedica.
La verità è invece che ciascuna di queste può essere strumento ma non può esaurire tutte le caratteristiche della medicina olistica la quale appunto più che una scienza è una metodologia clinica: la medicina olistica può insomma utilizzarle tutte senza coincidere con alcuna di esse.
L’olismo concepisce uno stato di salute complessivo, che attiene a mente, corpo, aspetti ambientali e sociali. Ed ecco che questo vuol dire innanzi tutto orientarsi alla persona e non al sintomo o alla malattia. Se la finalità è il benessere, tutti gli aspetti -fisici ed emotivi- devono essere considerati insieme, nell’esclusiva unicità di ciascuno.
Allora l’approccio olistico non deve essere visto come diverso e lontano dalle metodologie di intervento della medicina tradizionale o “scientifica”. Non ne sceglie una, le abbraccia tutte. Non ne esclude una, le valuta tutte. Il paziente è affrontato nella sua interezza e con tutte le sue specificità.
La personalizzazione è dunque essenziale e ci consente quell’approccio olistico che tiene presenti tutte le componenti della persona e le loro interazioni.
La sintesi del BMS è una visione corretta del cibo: il cibo come prevenzione e terapia, il cibo come alleato, il cibo come efficace strumento per massimizzare le potenzialità dell’organismo. Un sistema che segue il paziente nella sua evoluzione clinica e nei suoi cambiamenti ormonali e metabolici.
BMS. Non più a Dieta ma in Salute
Un libro con il paziente al centro! Sì, un libro che traduce un approccio scientifico olistico in una risposta su misura di un PAZIENTE PROTAGONISTA della sua Salute.
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