Il Sistema Metabolico Bruni (BMS) è il risultato di oltre 10 anni di studi in nutrizione funzionale, nutrigenetica e cronobiologia.
L'incontro e la sintesi di questi tre importanti settori della nutrizione e della biologia, si fondono in BMS, in maniera estremamente efficace e pratica.
BMS vede la luce nel 2018 grazie alla stretta collaborazione tra il Dott. Bruni, nutrizionista ed il Dott. Renzi, esperto informatico.
Siamo abituati ad associare mentalmente i cibi in base a una serie di dinamiche che derivano: a)dalle nostre abitudini domestiche b)dalle proposte commerciali c)dai nostri gusti.
Sostanzialmente gli abbinamenti sono frutto delle tradizioni gastronomiche, delle ricerche di esperti al servizio del sistema produttivo, degli chef che propongono le loro ricette culinarie.
Tutto questo talvolta prescindendo completamente dai corretti principi nutrizionali e dalle indispensabili informazioni della scienza dell’alimentazione. L’ispirazione predominante è appagare il palato, possibilmente a tal punto da indurre una vera affezione a quella combinazione. È il caso classico di prodotti industriali famosi e di largo consumo i cui numeri di vendita sono chiari indicatori del successo della formula presso il pubblico.
Soprattutto negli ultimi decenni, possiamo dire parallelamente al “progresso”, questo ha significativamente spostato il focus della nostra percezione di nutrizione: da elemento essenziale di vita e salute a puro elemento di piacere momentaneo.
“È buono!” è un’esclamazione comune slegata dalla genuinità e dalla qualità di ciò che ingeriamo e determinata invece dalla sensazione di soddisfazione immediata che il nostro cervello recepisce come bontà.
In realtà la “bontà” del cibo per il nostro organismo deve essere valutata sulla base di parametri ben diversi da un’infatuazione, conoscendo e considerando attentamente le proprietà degli alimenti e le nostre esigenze alimentari.
In questa ottica pure le combinazioni alimentari dovrebbero recuperare il loro vero ruolo e il loro importante effetto sulla nostra salute.
Il discorso tocca innanzi tutto il concetto di nutraceutica che attiene allo studio delle proprietà terapeutiche o preventive degli alimenti. E poi quello più specifico delle combinazioni alimentari più funzionali al nostro profilo metabolico e quindi al nostro benessere.
Disponendo di un valido e adeguato test genetico possiamo arrivare, personalizzando quindi ancora di più il regime alimentare, alle combinazioni più funzionali al nostro profilo genetico. Si stanno in effetti intensificando gli studi di nutrigenomica, scienza multidisciplinare che riesce a combinare la genetica con la nutrizione.
Cosa vuol dire tutto ciò?
Vuol dire che con le conoscenze e le informazioni scientifiche di cui oggi disponiamo siamo in grado di stabilire esattamente cosa e come mangiare.
Vuol dire che possiamo scegliere quali alimenti abbinare e quindi come nutrirci solo considerando attentamente e in maniera molto approfondita le nostre condizioni antropometriche, cliniche, fisiologiche e metaboliche.
La personalizzazione è un approccio fondamentale per la nostra salute e anche perché ci permette di conservare o ritrovare una relazione equilibrata, positiva e gradevole con l’alimentazione.
Se scopriamo quali sono i cibi e le combinazioni che ci causano disturbi e quali sono invece quelli che ci fanno stare meglio, otteniamo vantaggi a lunga scadenza. Non ha più senso demonizzare la tavola, inseguire la panacea di diete difficili da sostenere, navigare a vista tra luoghi comuni di scarsa attendibilità sperando di mettere insieme pasti che non facciano troppo male. Abbiamo la possibilità di avvalerci di dati certi e di dare una svolta di piacere alla nostra quotidianità alimentare.
Le combinazioni alimentari funzionali non a caso sono una parte importante del BMS, il metodo che ho applicato con efficaci risultati su migliaia di pazienti. Si tratta di un percorso nutrizionale altamente personalizzato, dove ogni alimento previsto è utile al profilo della singola persona e lo segue in maniera dinamica nei suoi cambiamenti. Non più un paziente a regime ma un regime per paziente.
Scrivi commento (0 Commenti)Esiste una enorme varietà di pensieri, sul peso-forma o ideale, spesso corredati anche da formule di calcolo o da riferimenti generali veicolati come assoluti.
Siamo insomma in un terreno minato da concezioni che talvolta non sono che luoghi comuni, tutt’altro che dotati di valenze scientifiche. Poi è altrettanto rilevante il ruolo delle concezioni culturali, quelle che in qualche misura hanno determinato un sostanziale scollamento tra salute e aspetto fisico. Fondamentalmente si è largamente diffuso un concetto di “magrezza” strettamente correlato all’ago della bilancia e, nel contempo, si è paradossalmente dilatato il problema dell’obesità conseguenza molto spesso di una scorretta alimentazione.
Personalmente non faccio alcun riferimento al “peso ideale”, se mai ritengo ottimale il peso quando è ottimale il rapporto tra massa grassa e massa muscolare.
Invece di essere ossessionati dal nostro numero di chili o di centimetri, dobbiamo concentrare l’attenzione su questo rapporto.
Poco grasso non va bene, troppo grasso non va bene.
Ovviamente sembra l’espressione di una banalità, invece cela sostanzialmente una linea-guida di indubbio valore. Un piano nutrizionale serio, efficace a lungo termine, sostanzialmente lavora per un corpo tonico con un’accettabile quota di massa grassa. E lo fa in maniera personalizzata ovvero considerando tutte le condizioni della persona e i fattori importanti per il suo benessere.
Ho elaborato il BMS, sistema metabolico Bruni, centrando la salute come obiettivo. Perdere peso, richiesta frequentissima, si inquadra quindi come un obiettivo naturale, fisiologico, conseguenziale a un approccio salutistico.
È essenziale scardinare abitudini negative e introdurre abitudini alimentari positive.
Per fare questo è necessario effettivamente fare un salto culturale, imparare a prendersi cura di sé, mettere in discussione una serie di automatismi sbagliati e dannosi.
Sono automatismi che derivano da dinamiche personali, familiari e sociali alle quali è possibile sottrarsi solo acquisendo consapevolezza delle proprie esigenze psico-fisiche e quindi dell’utilità di un percorso alimentare che dia soluzioni pratiche di grande benessere.
Così più che un numerino sulla bilancia deve interessarci da cosa è composto e da qual è il nostro stato di salute. Ben venga se i muscoli, che hanno un peso specifico più alto del grasso, fanno spostare un po’ l’ago della bilancia da quando ci siamo messi a praticare attività sportiva con costanza. Del resto sappiamo, al contrario, che talvolta drastici dimagrimenti non sono purtroppo che drammatiche perdite di massa muscolare dunque non dovrebbero farci festeggiare il numerino in picchiata libera.
Alla ricerca di rimedi immediati o semplici, abbiamo spesso perso di vista i danni provocati all’organismo a fronte peraltro di risultati non sostenibili nel tempo.
Ci sono un’infinità di fattori, principi, concetti, che dobbiamo tener presente se vogliamo davvero raggiungere un peso ottimale. Peso ottimale che esprime, come ho detto sopra, l’equilibrio di un rapporto importante tra massa grassa e massa muscolare e le nostre migliori possibili condizioni psico-fisiche.
In ogni approccio nutrizionale non posso che fondarmi innanzi tutto quindi su un’anamnesi estremamente accurata e approfondita per poi avviare la persona a un piano di alimentazione che sintetizzi tutte le conoscenze utili di nutrizione funzionale, cronobiologia, nutrigenomica e nutraceutica personalizzata.
Si tratta di una grande azione di educazione alimentare perché il BMS non è una dieta a termine, è una scelta che rimette in relazione con il proprio benessere attraverso il cibo.
Quella della nutrizione è una funzione indispensabile ma da scoprire correttamente e compiutamente. Come, cosa, quando, mangiamo risponde a moltissimi perché sui disturbi che abbiamo, sul grasso che accumuliamo, sulle malattie cui siamo esposti. Per questo insisto sull’urgenza di un’educazione alimentare: la gioia del cibo deve corrispondere a quanto bene ci sentiamo.
Scrivi commento (0 Commenti)L'
Il master clock, l’orologio posizionato nel nostro ipotalamo, sincronizza i molti altri orologi del nostro organismo sui ritmi circadiani (circadiano = “intorno al giorno”), ritmi caratterizzati da un periodo di 24 ore. Il tempo dei nostri antenati, esattamente come quello che possiamo ancora osservare negli animali, era scandito da questo orologio interno. I ritmi erano quelli della luce e del buio e il grande regolatore era il biotempo o tempo biologico.
I grandi progressi hanno portato enormi cambiamenti, nella nostra vita. Cambiamenti che sempre più spesso ci hanno deviato dal nostro biotempo.
La luce elettrica ha allungato le ore di veglia e i nostri impegni lavorativi quanto le abitudini culturali e ricreative ci provocano ogni giorno una condizione di disallineamento temporale. Del resto internet e le perenni connessioni con il mondo hanno dilatato artificialmente gli orari di veglia acuendo la sofferenza e il disequilibrio del nostro orologio biologico. Invece di vivere secondo il biotempo, ci sintonizziamo con la frequenza d’onda delle abitudini, delle mode, del caso.
Eppure abbiamo segnali decisivi della rilevanza dei cicli circadiani.
Pensate a molti farmaci la cui assunzione vi viene raccomandata in un certo orario piuttosto che in altri e tenete presente che perfino i chemioterapici sono somministrati nei momenti più idonei a massimizzarne l’azione minimizzando gli effetti collaterali. O pensate, più semplicemente, alle fastidiose sensazioni del jet lag ovvero a quel grave scossone che diamo al nostro orologio e quindi al nostro organismo. Negli aspetti positivi e negativi, tutto ciò serve a trasmettervi l’essenziale comprensione del beneficio che potremmo trarre da una vita ispirata al nostro ritmo.
La cronobiologia, che studia i fenomeni periodici (ciclici) negli organismi viventi e il loro adattamento ai relativi ritmi biologici, è diventata sempre più importante negli ultimi anni proprio perché la scienza ha verificato la relazione tra il disallineamento temporale e molte malattie.
L’alterazione costante dei ritmi circadiani ha effetti negativi sulla nostra salute, a livello metabolico, intestinale, cardiovascolare, neurologico. Possiamo dire che quella macchina potenzialmente perfetta che è il nostro corpo è programmata su quei cicli che le nostre condizioni e scelte di vita frequentemente non rispettano.
Di quante ore di sonno abbiamo bisogno? Siamo più efficienti e lucidi al mattino o nel pomeriggio? Quando è più vantaggioso il nostro allenamento?
Siamo diventati tutti creature della notte ma di giorno come ci sentiamo?
Che senso hanno gli orari dei pasti?
Abbiamo concentrato una grandissima quantità di piaceri nelle ore serali a scapito della salute e abbiamo per troppo tempo ignorato o disatteso il nostro orologio.
Le attuali conoscenze di cronobiologia ci permettono invece un altro approccio e ci riportano a buone abitudini. C’è un tempo ideale per ogni cosa e dobbiamo tenerlo ben presente, se vogliamo una buona salute, una buona energia, buone performances fisiche e mentali.
Dobbiamo inoltre considerare che non abbiamo tutti lo stesso ritmo e quindi è estremamente utile individuare il nostro cronotipo.
Dovete dunque del tutto dissociarvi dalla vita sociale
per rientrare perfettamente nel vostro biotempo?
Forse è impossibile o psicologicamente insopportabile.
Il BMS (Metodo Metabolico Bruni), il mio metodo di nutrizione funzionale personalizzata, si basa in maniera forte anche sui principi fondamentali della cronobiologia. Oltre al ritmo sonno-sveglia, altro essenziale regolatore dei ritmi circadiani è proprio l’orario dei pasti, orario che include e richiama regole di corretta educazione alimentare personalizzata. In considerazione dell’epoca in cui viviamo, delle esigenze e delle tendenze sociali, il BMS fa fronte al grosso sfasamento cui è sottoposto il nostro orologio applicando tecniche di riduzione della finestra alimentare -ovvero il lasso di ore determinato all’interno del quale il paziente si alimenta- che sblocca il metabolismo, favorisce i processi di detossificazione e aiuta a ristabilire un buon passo cronobiologico.
Tornerò molte volte su questi preziosi argomenti, questa piccola introduzione delinea comunque già un principio basilare: recuperare il proprio biotempo significa tantissimo in termini di benessere psico-fisico e prevenzione. Ci rimette concretamente in forma!
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