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Centro BMS L'Aquila e San Benedetto del Tronto

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Quando l’obesità non è dovuta da particolari stati fisiopatologici viene definita come “psicogena” ed è inserita nella nosografia scientifica come un disturbo del comportamento alimentare.

Questo “orribile” termine (psicogeno) vuole indicare la natura psicologica dei fattori che mettono in moto il circuito comportamentale che porta al sovrappeso.

L’obesità è spesso associata ad alcuni disturbi psichici (come la depressione, il disturbo di personalità e altri) per cui è fondamentale una diagnosi precisa, per poter affrontare il problema prendendosi cura appunto dei fondamentali aspetti psicologici sottostanti.

Bisogna insomma conoscere e riconoscere l’obesità.

Una prima essenziale precisazione è che la persona obesa non è bulimica.

Nella bulimia sono presenti le tipiche abbuffate concentrate nel tempo, accompagnate dalla sensazione di perdere il controllo e successivamente dal senso di colpa, che spesso porta a comportamenti di “recupero” quali eccesso di attività fisica o espulsione del cibo introdotto in eccesso, tramite meccanismi meccanici e medicali (vomito indotto o abuso di lassativi e diuretici).

Tutti questi meccanismi sono assenti nell’obesità che, al contrario, sottintende una dinamica psicologica completamente differente rispetto alla bulimia[1].

Nell’obesità le spinte che portano all’eccesso di alimentazione sono fondamentalmente di natura difensiva e compensativa.

La “corazza adiposa” è una difesa dalle aggressioni esterne, ma anche dalle proprie emozioni inaccettabili che rimangono sopite e “ritenute” (trattenute) all’interno come le calorie con il grasso.

La frustrazione e l’aggressività, la competitività, tutte emozioni vissute come inaccettabili, vengono sublimate nell’atto del mangiare, del riempirsi, dell’accumulare, del masticare.

Al contempo c’è un chiaro attacco alla propria integrità fisica e mentale, che viene attivato da valenze autoaggressive generate dalla bassa autostima, aspetto centrale nella dinamica psicologica della persona con obesità.

La persona obesa è quindi caratterizzata da bassa autostima, insicurezza, difficoltà nel riconoscimento delle proprie emozioni e, di conseguenza, da un non chiaro senso di identità.

Le caratteristiche comportamentali dell’obeso sono due: il grazing[2], ovvero la continua ingestione di piccole quantità di cibo e lo snacking, che è il continuo consumo fuori dei pasti di alimenti ipercalorici.

Le dinamiche psichiche dell’obesità si strutturano nella prima infanzia e sono il frutto dell’introiezione[3] del modello di relazione con un caregiver[4] che ha risposto ad ogni bisogno e richiesta del bambino sempre con la stessa modalità, cioè dando da mangiare.

Questo poi diventa lo schema interno della persona obesa, che continua a reagire ad ogni sua emergenza emotiva con il mangiare.

In particolare, più le emozioni sono intense e più il mangiare diventa l’unico meccanismo conosciuto dalla persona obesa per soddisfare in maniera confusa e incongrua il proprio bisogno.

Per cui ansia, tensione, solitudine, tristezza, bisogno di calore umano, pulsioni sessuali, colpa, nella loro forza emotiva, diventano tutti motori per attivare i meccanismi che portano al ricorso, da parte dell’obeso, all’ingestione supplementare di cibo.

Non a caso l’obesità è spesso associata a qualche forma di depressione, anche perché lo sviluppo del sovrappeso porta, purtroppo, oltre che ad una cronica frustrazione, anche a vivere lo stigma sociale, che non fa altro che aumentare la depressione e, quindi, il suo comportamento alimentare disfunzionale.

Per cui il circuito dell’obesità è questo: emozione urgente tradotta come fame, ciò porta a mangiare per attenuare la sensazione di allerta, aumento di peso con colpa e stigma (emozione urgente), mangiare per attenuare l’allerta…

Questo passaggio è basilare per capire che, con un soggetto obeso, un qualsiasi piano alimentare che abbia caratteristiche punitive, o eccessivamente restrittive, sarà inevitabilmente destinato a fallire.

Il giudizio e il senso di colpa sono le fiammelle che accendono il comportamento alimentare disfunzionale dell’obeso, e, ovviamente, se presenti nella dieta, porteranno necessariamente la persona obesa a boicottare il piano alimentare.

Il giudizio e il senso di colpa vengono innescate da diete che creano eccessiva frustrazione, che si concentrano sul conteggio delle calorie, sul peso al milligrammo degli alimenti, sulla rigidità dei risultati e sull’ossessione del peso e della percentuale di massa magra.

La presa in carico di un soggetto obeso è un atto delicato e complesso, che deve sempre prendersi cura di lui a 360 gradi, della sua sensibilità, della sua bassa autostima.

E’ indispensabile con le persone con questo problema associare sempre al piano alimentare, che non deve essere severo e ossessivo, indicazioni che esulano dall’alimentazione, che aiutano a recuperare un senso di sé positivo e a tradurre meglio le proprie emozioni e, di conseguenza, a mettere in campo azioni funzionali per soddisfarle.

Per cui è indispensabile associare a questi piani alimentari attività espressive, come lo sport, la musica, l’arte, la cinefilia, attività all’aperto e con animali, psicoterapia e altre esperienze di tipo espressivo/introspettivo (yoga, ecc.).

Se non aiutiamo il soggetto a superare la propria disistima, a migliorare la propria depressione, a leggere meglio i propri bisogni, qualsiasi dieta, per quanto meticolosamente scientifica, sarà inevitabilmente destinata a fallire aumentando la disistima del paziente e, quindi, il suo problema di obesità.

                                                                                                        dott. Yuri Canfora

 

[1] Della bulimia parleremo in un altro post

[2] Dall’inglese trad. pascolare

[3] Fare proprio un modello di comportamento osservato dagli altri

[4] Persona che si prende maggiormente cura del bambino

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Paradossalmente la gestione pratica del paziente con psoriasi è più semplice di quanto non lo sia l’inquadramento generale dei fattori che l’hanno generata.

In effetti quando viene in evidenza la psoriasi c’è sempre un quadro complesso della persona, da conoscere e valutare.

Devo dire che solo oggi si inizia a parlare di TRATTAMENTO ALIMENTARE DELLA PSORIASI, prima la patologia era appannaggio esclusivo del dermatologo e della conseguente terapia farmacologica. Ciò è dovuto al fatto che sappiamo molto di più, della malattia e del tessuto umano nel quale si sviluppa.

La psoriasi è una malattia cronica immunologica che presenta iperproliferazione anomala dei cheratinociti e uno stato infiammatorio intestinale.

Come premesso, con una diagnosi di psoriasi, quasi mai il paziente si presenta dal nutrizionista con questo unico disturbo: l’anamnesi rivela molti aspetti di co-morbilità  perché in realtà non è un’espressione isolata, rispecchia una condizione di salute più articolata.

In BMS (Sistema Metabolico Bruni) non viene quindi mai affrontata la psoriasi in maniera assoluta. L’approccio è e deve essere multifattoriale.

Torna molto utile il test genetico perché davanti a un paziente con psoriasi possiamo trovare fattori genetici concomitanti quali:

-un’alterata tolleranza al glutine (che, sia detto, non significa celiachia);

-fattori pro-infiammatori come il gene TNF e il gene interleuchina 6 alterati;

-una tendenza obesogena dettata dal gene FTO;

-una tendenza diabetogena che produce insulinoresistenza.

Questi cofattori infatti favoriscono l’insorgenza della psoriasi.

Va altrettanto verificata la condizione di disbiosi intestinale e l’eventuale permeabilità intestinale (accertata con l’esame della zonulina).

Naturalmente bisogna poi valutare attentamente le abitudini alimentari storiche del paziente che possono avere influito sull’evoluzione e sullo sviluppo della psoriasi. Non dobbiamo dimenticare inoltre che nella vita del paziente con psoriasi troviamo spesso fattori EMOTIVI importanti legati a motivi, eventi, situazioni che ne hanno segnato la vita stessa. Fattori di infiammazione, inadeguate abitudini alimentari, elementi psicologici agiscono, negativamente, insieme: frequentemente la psoriasi esplode in un momento di rottura come un lutto, una depressione, una separazione, perché tutti gli eventi scatenanti in realtà lavorano, appunto, su un terreno favorente.

L’intervento nutrizionale nel paziente con psoriasi prevede inizialmente l’eliminazione del glutine, delle solanacee (patate, melanzane, pomodori…) e- se si riscontra un alto valore di zonulina- anche degli alimenti integrali che contengono molecole che potrebbero ritardare la corretta permeabilità intestinale.

Va anche fatto un adeguato intervento con probiotici: bifidobatteri e ramnosus sono i ceppi d’elezione perché vanno a ridurre i livelli di infiammazione che sono alla base di una serie di effetti a catena che favoriscono la proliferazione dei cheratinociti.

In parallelo sono comprovati i benefici di un alto dosaggio di:

Omega 3 (da 2 fino a 4 grammi al giorno) e di vitamina D (600-800 unità al giorno) in funzione antinfiammatoria perché agiscono in particolare su alcuni geni che favoriscono la detossificazione epatica indispensabile per l’eliminazione dei radicali liberi e la riduzione dello stress ossidativo in maniera che si riduca l’infiammazione sistemica.

Quella della psoriasi è quindi una condizione clinica in cui emerge con particolare chiarezza la necessità e l’efficacia di un approccio e di una valutazione globali alla persona e quindi di un intervento sulla salute a 360°.

 

 

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In questo periodo abbiamo sentito molto parlare di difese e di sistema immunitario. È stato fatto in piena emergenza.

La verità è che sostenere il sistema immunitario, sempre, significa fare prevenzione. Avere buone difese vuol dire infatti essere pronti a combattere meglio eventuali infezioni virali come l’influenza o virus più aggressivi.

Il primo aspetto da sottolineare in merito è che è conclamata la relazione tra sovrappeso e basse difese immunitarie. Un peso normale con basso livello di grasso viscerale migliora le condizioni del sistema immunitario, di contro il grasso addominale porta con sé un’infiammazione sistemica che lo mina.

Adesso siamo costretti a casa e possiamo sicuramente gestire nella maniera migliore possibile la nostra alimentazione e l’eventuale integrazione nutraceutica.

Cosa si può suggerire?

Innanzi tutto PASTI LEGGERI a bassa densità calorica (con una piccola quota di proteine, una piccola porzione di cereali, molte fibre e molte vitamine) favorendo minestroni, zuppe e bevande calde, come il thè verde noto per le sue proprietà antiossidanti ed immunostimolanti. L’ideale è fare più pasti piccoli (5 o 6 al giorno) in modo da non impegnare il sistema digestivo in attività complesse. Alzarsi da tavola con una leggera sensazione di appetito è un fattore estremamente positivo: impariamo a gestire con piacere questa sensazione! Riappropriamoci dei segnali che il nostro corpo ci manda!

Altrettanto importante è CURARE LA QUALITA’ DEL SONNO in maniera che ci sia una corretta detossificazione notturna, una maggiore produzione di anticorpi ed una maggiore produzione dell’ormone della crescita (il GH) che risulta cruciale per una efficiente metabolizzazione del grasso di deposito.

Può rivelarsi molto benefica un’ADEGUATA INTEGRAZIONE. Specifico che gli integratori devono essere individuati in maniera precisa e pertanto per determinate esigenze e problematiche sono disponibile a dare indicazioni personalizzate via mail a livello gratuito per questo tempo di difficoltà.

Posso comunque indicare:

-2 o 3 grammi di vitamina C giornaliera (meglio quella a lento rilascio)

-l’estratto secco titolato di Echinacea P.

-multivitaminici

-Rheishi

-Astragalo

-Ginseng

Attività virale rilevante è svolta anche dalla capsaicina: eccellente (e gustoso!) inserire quindi peperoncino su molti alimenti.

Molta attenzione occorre prestare in particolare all’EQUILIBRIO DELLA FLORA BATTERICA intestinale che va di pari passo con un efficiente sistema immunitario. In tal senso può essere necessaria un’integrazione probiotica, assolutamente mirata e personalizzata, quindi rinnovo la disponibilità a risposte via mail.

Accanto a queste indicazioni fondamentali voglio fornire due “ricette” peculiari.

La prima è per una colazione che stimola il sistema digerente e permette un ottimo controllo glicemico e quindi torna utile quando si vuole indirettamente aiutare il sistema immunitario.

Crema BMS (Sistema Metabolico Bruni): 15g di semi di lino, un cucchiaio di frutto di Goji, 30g di cereali integrali a scelta tra grano saraceno, farro, avena e riso integrale, 2-3 noci, 1 frutto di stagione a pezzettini, una spolverata di cannella, un cucchiaino di uva sultanina. Il composto si può consumare frullato oppure no secondo i gusti. La crema va aggiunta allo yogurt (rigorosamente senza zuccheri aggiunti) e consumata subito.

La seconda è invece da consumare per cena:

si tratta di una MISCELA BMS che utilizzo in tutte quelle situazioni in cui il sistema immunitario va concretamente sostenuto: si fa rosolare qualche spicchio di aglio in olio extra vergine di oliva, si aggiungono poi un paio di mestoli di acqua calda, qualche chiodo di garofano, curcuma, trito di pepe e peperoncino; ben amalgamata per diversi minuti sul fuoco si spegne e si consuma con prezzemolo a crudo e pinoli, che peraltro fluidificano il muco bronchiale.

 

Voglio sottolineare come sia importante ricalcare il ruolo centrale di una alimentazione funzionale che utilizza gli alimenti come veri e propri farmaci utili e funzionali a situazioni contingenti.

 

Non è possibile però approfondire ogni peculiarità, ciascuno di noi può richiedere integrazioni differenti quindi resta valido per tutti l’invito ad usufruire del servizio mail di supporto contingente.

info@sistemametabolicobruni.it

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Ancora qualche informazione...

Ecco alcune delle domande riccorrenti che ti aiuterrano a capire meglio il Sistema Metabolico Bruni (BMS). Se preferisci ricevere informazioni più specifiche invece, puoi scrivere una mail cliccando qui.

F.A.Q.

Il Sistema Metabolico Bruni (BMS) è il risultato di oltre 10 anni di studi in nutrizione funzionale, nutrigenetica e cronobiologia.
L'incontro e la sintesi di questi tre importanti settori della nutrizione e della biologia, si fondono in BMS, in maniera estremamente efficace e pratica.
BMS vede la luce nel 2018 grazie alla stretta collaborazione tra il Dott. Bruni, nutrizionista ed il Dott. Renzi, esperto informatico.

BMS è rivoluzionario nel campo della nutrizione applicata, poiché è in grado di elaborare una moltitudine di parametri clinici e variabili genetiche per tradurli in un percorso di educazione nutrizionale estremamente personalizzato, altamente scientifico efficace e semplice per il paziente.
BMS è l'unico metodo che elabora i seguenti dati per tradurli in un percorso nutrizionale straordinariamente efficace e pratico:

- Parametri clinici
- Parametri genetici
- Potere terapeutico dei singoli alimenti
- Potere terapeutico delle combinazioni alimentari
- Ciclicità nell'assunzione di specifiche categorie alimentari
- Cronobiologia

BMS è in grado di elaborare sequenze nutrizionali settimanali e mensili per controllare al meglio le risposte metaboliche ed ormonali della persona. Sulla base delle informazioni cliniche inserite dall'utente e rispetto ai dati ottenuti dal test genetico-BMS, si elaborano sequenze nutrizionali estremamente personalizzate.

Le combinazioni alimentari proposte in BMS e la loro precisa collocazione temporale permettono un eccellente controllo degli ormoni e dei fattori metabolici che controllano il senso di fame, alcuni esempi, Leptina, Grelina, Insulina, Glucosio, Cortisolo, Melatonina, Serotonina.

BMS elabora il percorso di educazione nutrizionale sulla base delle reali condizioni cliniche del momento.
BMS si adegua continuamente ai cambiamenti metabolici della persona e lo guida attraverso un percorso nutrizionale estremamente dinamico, personalizzato che diventerà nel tempo un vero e proprio modello alimentare personalizzato.

BMS elabora e sintetizza una moltitudine di informazioni che l'utente andrà ad inserire nelle diverse schede conoscitive.
Alcuni esempi: tutte le patologie in atto o pregresse, tipo di lavoro svolto, se sei uno sportivo e che tipo di sport pratichi, se hai intolleranze alimentari o allergie alimentari, qual è la qualità del sonno, come è la tua funzione intestinale, se soffri di disturbi dell'andamento glicemico, in una donna qual è la condizione ormonale e tanti altri dati. Inoltre ovviamente se effettui il test genetico BMS, sarà in grado di elaborare i tuoi dati genetici con la tua condizione clinica.

Il metodo BMS è stato già adottato da migliaia di pazienti, ma solo nel 2018 fa la sua comparsa come servizio on-line. Se vuoi leggere le recensioni dei pazienti e i risultati ottenuti puoi andare nella sezione dedicata cliccando QUI.

Il test genetico BMS elaborato, dal famoso genetista Dott. K.Grimaldi, prende in considerazione i geni che controllano il metabolismo dei carboidrati, dei lipidi, numerosi geni che controllano il metabolismo dei radicali liberi e la riparazione del DNA, i più importanti geni che regolano i processi infiammatori dell'organismo, il metabolismo dell'acido folico, della Vit. D, della sensibilità al sale, della caffeina, il gene che controlla il metabolismo dell'alcool, la sensibilità al nichel, la predisposizione alla celiachia, la metabolizzazione del lattosio e i geni del comportamento alimentare. Un test genetico estremamente completo ad un costo incredibilmente contenuto.

L'analisi genetica viene effettuata in un laboratorio altamente specializzato in analisi genetiche: GENETICLAB.

Assolutamente no. Tutti i test genetici si effettuano una sola volta nella vita in quanto il suo risultato non può mai cambiare nel tempo. Questo è uno dei tanti vantaggi che comporta eseguire il Test Genetico BMS.

Assolutamente no. Puoi tranquillamente iniziare a seguire il metodo BMS con un percorso di educazione alimentare estremamente personalizzato, in seguito quando lo riterrai opportuno, magari sceglierai di effettuare il test del DNA BMS per conoscere le caratteristiche fondamentali ed uniche del tuo metabolismo.